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Educazione di una schiava: lezione 1. Compostezza.


di Membro VIP di Annunci69.it single80fe
18.03.2018    |    6.106    |    3 8.0
"Avremmo dormito insieme, lei tra noi, e noi a prendercene cura..."
La salsa al pomodoro sparge odore per la casa, si sente appena il suono del suo soffriggere.

Subito prima di sentire il campanello, ecco il vostro arrivo, annunciato dal suono cigolante della catena.

Aspetto che il tuo dito sfiori il campanello per annunciare il vostro arrivo: apro la porta e vedo; tu, elegante in un tubino nero e un piccolo soprabito aperto, spacco sulla schiena, sono certo sia il vestito che mi hai descritto a voce. Lei, un tacco vertiginoso a spillo, che però non le alza la statura.
Perché è a quattro zampe, completamente nuda, a parte le autoreggenti e le scarpe che le avvolgono le gambe.

Ti saluto baciandoti le guance, mentre tu dai un piccolo strattone alla catena, e al collare e la fai accomodare, a cuccia, al bordo del tavolo. È bella. Nei suoi occhi leggo tutta la voglia che si porta dentro, come leggo nei tuoi la voglia di iniziare a giocare.

Spaghetti alla puttanesca ho cucinato questa sera, mi sembrava un discreto calembour. Finisco di preparare e impiatto, mentre la nostra conversazione prosegue, parliamo sia di questioni formali che chiacchiere tra adulti, e accenni maliziosi a ciò che le faremo. Lei non parla, resta ferma, attende.

Metto a tavola due piatti, uno per me e uno per te. Trovo che la simbologia della ciotola sia ridicola, perciò porgo alla tua schiava un piatto, più piccolo di spaghetti rossi e caldi, senza posate lo appoggio a terra dove lei certamente Inizierà a mangiarlo. Le avvicino anche un bicchiere di vino, un’ottima bolla. Glielo verso per primo e poi ci accomodiamo.

Mi descrivi quanto è brava, mi racconti dell'altro uomo da cui l'hai mandata, sola, e di quanto lo abbia fatto godere sul suo corpo.

La sento vibrare, sotto al tavolo mentre si sporca il volto con il sugo rosso del pomodoro per mangiare ai nostri piedi.

Intenerisce quasi il tuo modo di pulire la bocca con il fazzoletto, ma è una sorta di segnale per farmi capire che i giochi stanno per iniziare.

Noi continuiamo a chiacchierare e tu la tieni attenta, gicando con la catena.

Sento le sue mani toccarmi le cosce, lentissima. Mi avevi descritto il suo tocco, la sua voglia, Il suo modo di giocare. Non mi aspettavo niente di meno. Non vorrò darle soddisfazione, ma è brava.

Mi sfiora col palmo della mano l'asta dell'uccello sopra ai pantaloni, mentre si premura di farmi sentire i polpastrelli, attraverso il tessuto, sul glande che comincia ad ingrossarsi. Tu sorridi dell'abilità della tua schiava, e con la coda dell'occhio vedo che hai i piedi nudi, appoggiati alla sua schiena. Mi apre la zip e io continuo ad ignorarla, mi sfila l'uccello da pantaloni e boxer, e con le dita appena bagnate della tua saliva comincia giocare con la mia cappella.

Le hai spiegato cosa mi piace. Appoggia le labbra e comincia a circondarmi la base del glande con la punta della lingua succhiando lentamente.

Fatico a continuare a parlarti ma non cedo, e non cederò. Però ti vedo che inizi a massaggiarle le natiche con la pianta dei piedi, spingendo e rilasciando.

Mentre lei fa scivolare il mio cazzo nella sua bocca, lo so che stai giocando con l’alluce sulla sua fica calda. Fai scorrere il dito del piede tra le labbra, dalla base della clitoride fino al buco del culo, lenta e implacabile.

Lei sotto il tavolo mi sta masturbando e fa seguire il movimento della mano con quello della sua bocca. Non le ho preparato la ciotola, ma è una brava cagnolina.

Le dai l'ordine di girarsi, con un con un secco “voltati”. Lei sa già cosa fare. Comincia leccare i suoi umori dei tuoi piedi e io le restituisco il favore. Mi tolgo le scarpe e le calze, e comincio a massaggiarle la fica prima con il piede, ma è così bagnata che dopo un po' decido di far entrare tutte le dita: la sento gemere mentre ti sta succhiando l’alluce.

Mi fai notare quanto sia brava la tua schiavetta e all'improvviso mi alzo in piedi con una erezione potente, con il cazzo duro che esce dai pantaloni.

Ti dico: “Certo che è brava e tu sei una bravissima maestra”.

Sorridi alle mie parole, ma anche tu ti stai eccitando. E allarghi le gambe, sei senza intimo come ti avevo chiesto. Lei sa cosa deve fare e a giudicare dal tuo respiro è molto brava anche a leccarti la fica.

Vi lascio giocare un po', sfiorandomi appena l'uccello che non accenna a lasciarsi andare. Ma poi decido di prenderle i piedi e di farmi avvolgere il cazzo, mentre lei sotto al tavolo continuare a leccarti e toccarti una fica che scommetto essere sempre più bagnata.

Glielo dò come un ordine secco, quello di infilarti lentamente ma profondamente due dita dentro, rivolte verso l'alto. Quando lo fa gemi e la tua voglia si trasmette attraverso il suo corpo sul mio cazzo.

Non credo che qualcuno di noi questa sera avrà un rapporto completo, ma sarà giusto un modo per iniziare ad assaggiarci.

Ora però faccio mettere sul tavolo, le lego le caviglie alle gambe e le faccio sporgere la fica dal bordo. La schiaffeggio prima piano una due tre quattro volte poi più forte cinque sei sette otto, poi ancora più forte e arrivato ai dieci schiaffi sulla fica grondante grida gode e urla.

Ti stai gustando lo spettacolo masturbandoti lentamente e allunghi la mano per toccarmi piano. Sei brava, molto brava e senti che la mia voglia continua a crescere.

Non ho ancora intenzione di descrivere fino in fondo tutto quello che abbiamo fatto quella notte.

Ma so che è finita con lei in ginocchio e i costrittori che le tenevano mani e piedi legati insieme dietro la schiena, la sua bocca aperta spalancata davanti a me che me ne sto in piedi eretto e la tua mano la tua mano la tua mano che mi masturba giocando con la mia voglia, con il mio respiro, con i miei gemiti.

Quando senti che sto per godere, continui la sega appoggiando il frenulo alla sua bocca, sulla sua lingua. Allungo la mano, ti masturbo perché voglio che tu goda nel momento esatto in cui riverso tutta la sborra che ho accumulato in questi giorni ad aspettare questo momento nella sua bocca che altro non vuole che bermi.
Voglio che il tuo orgasmo sia talmente lungo e intenso che quando ho finito di sborrarle in bocca lei possa continuare a leccarti e prolungare il tuo orgasmo con la tua fica vicinissimo al mio uccello che ancora un po’ le cola in bocca.

Avremmo dormito insieme, lei tra noi, e noi a prendercene cura. Per poi risvegliarci, al mattino, e completare le nostre voglie, in tre, dentro l’uno nelle altre, e viceversa.
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